Smaltimento Rifiuti Speciali: Come Riciclare Smartphones e Tablet

I dispositivi mobili più avanzati sono ormai parte integrante delle dotazioni hi-tech di ognuno di noi, un dato indiscusso legato al fatto che ormai anche i prezzi dei tablet sono sempre più bassi grazie all’aumento della richiesta da parte dei consumatori.

Non esitiamo quindi più ad acquistare sempre il modello più recente dei marchi di ultima tendenza, tra i quali in questo ultimo periodo rientrano i due colossi Samsung ed Apple. Ma cosa fare quando si rompono?

Vediamo velocemente come avviene lo smaltimento dei rifiuti speciali.

Rotto il dispositivo e poi?
Ma cosa accade ai nostri smartphone e tablet una volta concluso il loro ciclo di vita? Qual è il loro destino oltre la discarica?

Si è posta questa domanda Adèle Thorens, rappresentante del principale partito ecologista svizzero, partendo da un sondaggio secondo il quale nello stato elvetico quasi il 60% delle persone possiede uno smartphone, mentre almeno il 27% degli intervistati possiede un tablet.

Colpa soprattutto dei produttori
Dispositivi di cui non si può fare a meno ma che hanno un grosso difetto: in caso di guasti costa più ripararli che acquistarli nuovi.

Questo significa che al primo malfunzionamento tablet e smartphone finiscono dritti dritti in discarica e noi corriamo subito a comprarne uno nuovo.

Un modello che fa la felicità delle case costruttrici ed un po’ meno del nostro ambiente.

Per esempio, nel Marco Polo Shop i prezzi dei tablet partono dai 150 Euro mentre la riparazione di uno schermo rotto può costare anche di più quando è fuori garanzia, cioè nel caso linkato 289 Euro se si incarica la Apple con la riparazione o dai 170 Euro dando il dispositivo ad altre aziende che offrono questo servizio.

Lo smaltimento dei rifiuti speciali
Nella migliore delle ipotesi finiscono in fabbriche del riciclo in Cina, dove i lavoratori vengono esposti ad agenti patogeni senza alcun riguardo nè per la loro sicurezza nè tantomeno per i loro diritti sindacali.

Come si potrebbe fare meglio?
Quale sarebbe la giusta alternativa? Prevedere per questi dispositivi percorsi di riciclo organizzati che ad esempio puntino a recuperare le batterie agli ioni di litio altamente inquinanti, e provino a dare nuova vita al silicio ed ai metalli come lo stagno e l’alluminio.

Anche i display si prestano ad avere nuova vita in sviluppi commerciali; sia per quelli costituiti da celle LCD sia per quelli ad AMOLED che peraltro non richiedono retroilluminazione ed hanno quindi minori consumi energetici, possono essere riutilizzati per la produzione di schermi per prodotti di fascia più bassa.

Un’ulteriore dimostrazione di come il riutilizzo sia in grado di conciliare le esigenze industriali con le nuove filosofie che puntano alla riduzione dell’impatto ambientale dei nostri stili di vita.

Purtroppo ormai si è creata una società abituata al “usa e getta”, che dovrebbe essere cambiata profondamente a partire dalle aziende che producono i dispositivi da noi tanto amati. Per la produzione inoltre, c’è bisogno assoluto di terre rare, che come ci dice il nome, non sono materiali inesaurabili.

Perciò, già per il fatto che un giorno le terre rare saranno finite, dobbiamo trovare nuovi modi di riciclo – altrimenti richiamo in un futuro non tanto lontano di rimanerne senza, oltre ad aver inquinato in modo irreversibile il nostro ambiente.

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